Dopo due anni di Datagate e il consolidamento del complesso cyber-industriale a fronte di minacce emergenti vere o presunte, la Rete appare sempre di più come un campo di battaglia. Non metaforico, ma reale. Un insieme di trincee, armi e bastioni militari di soggetti sempre più potenti, in primis Stati, aziende e organizzazioni criminali. Ma se questo è lo scenario, se il più potente mezzo di comunicazione e di informazione è anche il luogo emergente di scontri di potere, di cyber armi, di infiltrazioni, spionaggio e sorveglianza, se il tessuto della Rete, e delle comunicazioni che vi viaggiano, appare sempre più insicuro, che implicazioni ci sono per chi fa giornalismo?