In Egitto la rivolta di piazza Tahrir del 2011, oltre alla speranza di democrazia, aveva aperto uno spiraglio nella ricerca di indipendenza tra gli addetti all'informazione egiziani oppressi da decenni di dittatura. Ma il colpo di stato del 2013 e la violenta repressione dei diritti umani che ha portato a più di 60.000 arresti hanno alzato in maniera esponenziale i rischi per i giornalisti egiziani non allineati con il regime e per i corrispondenti stranieri. Il ruolo del giornalista in Egitto oggi non è mai stato così tanto pericoloso e allo stesso tempo fondamentale per raccontare un paese che costituisce un alleato chiave dei governi occidentali nell'area mediterranea.