Nel maggio 2018, un partito politico belga ha fatto circolare un video di Donald Trump diventato presto virale. Il problema? Il video non era vero. Esempio di media sintetici, popolarmente conosciuti come "deepfake", il video è diventato virale grazie alle persone che lo credevano autentico, anche se, verso la fine, era chiaramente indicato come un falso. Allo stesso modo, nel luglio 2018, una falsa intervista dell'allora candidata alla Camera dei Deputati, Alexandria Ocasio-Cortez, è diventata virale. Piuttosto che un deepfake, era un video editato con astuzia, progettato come parodia, ma spesso interpretato come un vero video.

Mentre gli utenti di Internet migrano verso piattaforme visive come Instagram, YouTube e Twitch, anche disinformazione e informazioni utili diventano più visive, e il formato video sta prendendo il posto in prima fila nella sfida per la verifica dei contenuti. Di particolare interesse sono i media sintetici, ma di preoccupazione quotidiana sono i video tagliati, rieditati e presi fuori contesto. Lungo questo spettro troviamo una serie di strumenti e tecniche per rilevare, smascherare e contestualizzare questi video, usando sia mezzi automatici che manuali. Questo panel includerà una panoramica delle risorse da considerare, incluse le modalità di raccolta di fonti attendibili, archivi e metadati, e il ruolo che l'intelligenza artificiale può svolgere attualmente.

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