Gli spazi digitali sono diventati il luogo centrale per avvicinare e sensibilizzare i giovani - e non solo - ai temi della sessualità, del rispetto del proprio corpo ed emozioni, e dell’inclusione. Mentre la cultura dominante continua a voler reprimere e nascondere i corpi nella loro diversità con limitanti stereotipi estetici, le politiche delle piattaforme digitali fanno eco a stigma e pudore che ancora circondano il mondo della sessualità.

Il vuoto lasciato dalle istituzioni viene così colmato dall'attività di gruppi e progetti come Virgin & Martyr, nati spontaneamente per rispondere a una necessità umana di confronto, supporto, e dialogo.

Dal 2017, il collettivo interamente composto da under 30 offre uno spazio sicuro in cui confrontarsi liberamente sui temi legati a sessualità, affettività, salute e corpo, grazie al loro lavoro di divulgazione online e offline.

La loro presenza online, però, è costantemente minacciata dall’ombra inesorabile della censura - come quella tristemente nota che si abbatte sui capezzoli femminili - e da nuove e più subdole forme di controllo dei contenuti, come lo shadowban: i contenuti ritenuti "non adeguati" perché utilizzano parole come "sesso," "orgasmo," "vagina" non vengono più platealmente rimossi ma risucchiati in un buco nero da cui nulla può uscire, annullando così la possibilità di raggiungere nuove persone.

In questo panel parleremo dell’attività di divulgazione svolta da Virgin & Martyr e descriveremo un quadro di come le policy e linee guida delle piattaforme vengano arbitrariamente decise da privati e imposte sugli utenti in maniera non chiara, prima ancora di aver aperto un dibattito collettivo a riguardo.

Indagheremo gli effetti reali di queste policy quando vanno a colpire divulgazione, illustrazioni, foto e ogni genere di contenuto multimediale in cui è ritratto un nudo e/o scene sessuali, introducendo esempi di post rimossi e descrivendo com’è vivere all’ombra di uno shadowban indiscriminato.

Capiremo così quali sono gli effetti indiretti della censura delle piattaforme sulla nostra vita sociale e lavorativa, sottolineando però come la censura delle piattaforme sia solamente la punta dell’iceberg di un problema che si radica in una struttura socio-culturale che ancora controlla e limita il corpo, e uno sproporzionato accentramento del potere privato delle piattaforme sui nostri dati digitali. Proprio per questo, pensare che l’unica soluzione per salvarsi dalla censura sia abbandonare la piattaforma digitale è una falsa speranza, mentre diventa centrale il tentativo di creare una cultura positiva - online e offline.