"La nostra rabbia è energia rinnovabile". Questo lo slogan che ha unito il 3 marzo scorso le piazze di tutto il mondo per lo Sciopero globale degli ambientalisti climatici. Era il settembre 2019 quando avveniva il primo “Climate Strike”. Da allora a essere cambiate sembrano essere state più le forme di protesta e le campagne di sensibilizzazione che le azioni concrete dei governi e degli organismi internazionali. La disobbedienza civile e le azioni nonviolente sono infatti entrate sempre più nel racconto dell’emergenza climatica, attraverso collettivi come Ultima Generazione o Extinction Rebellion. Attivisti che bloccano le strade con i loro corpi, fino a farsi portar via di peso dalla polizia. O che entrano nei musei da semplici turisti e all’improvviso srotolano striscioni e gettano vernice lavabile sui vetri di protezione di quadri famosi di mezza Europa. A Roma, gli attivisti di Ultima Generazione, hanno preso di mira - sempre con la vernice - il muro e il portone del Senato. Proteste nonviolente ma comunque passibili di denunce, che hanno guadagnato visibilità ma anche polemiche tese a stigmatizzare gli attivisti più che a discutere il messaggio di fondo delle proteste. Eppure, sul piano internazionale, anche una figura di primo piano come Greta Thunberg, l’attivista svedese che ha sfidato i grandi leader mondiali, sembra aver fatto una svolta verso la disobbedienza civile, come dimostrano le proteste cui ha preso parte negli ultimi mesi in Germania e Norvegia. La disobbedienza civile è davvero l’ultima via? Ne discuteremo con alcuni protagonisti dell’attivismo, intervistati dai giornalisti Valentina Petrini e Gabriele Zagni: Ester Barel, portavoce di Fridays For Future Italia, Simone Ficicchia, l’attivista di Ultima Generazione per cui la procura aveva chiesto la “sorveglianza speciale”, rigettata poi dal giudice che l’ha definito “non pericoloso, Gianluca Esposito, attivista di Extinction Rebellion Italia che svolge attività di formazione sulle strategie nonviolente e sulla resistenza civile, Vanessa Nakate (in collegamento), la prima attivista climatica ugandese e fondatrice del Rise Up Movement

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