La comunicazione 2.0 ci aiuta a capire i fatti o ci distrae dai fatti? Quali relazioni passano tra la politica e l’informazione nell’epoca dei social media? Dalla repubblica della rappresentanza, l’Italia approda alla repubblica dei selfie, ad un predominio cioè dell’autorappresentazione. “Propaganda reloaded?”, si chiede nel tema lanciato nell’ambito della nona edizione del Festival internazionale del Giornalismo di Perugia. Chiamati a discuterne attorno ad un tavolo Giovanni Boccia Artieri, Università di Urbino, Fabio Chiusi, freelance e la semiologa Giovanna Cosenza offrono al pubblico uno spaccato dell’Italia in propaganda che viaggi di pari passo con l’aggiornamento della comunicazione politica. “È necessario cercare di capire come affrontare le nuove forme di propaganda e tentare di demistificarle cioè renderle giornalistiche – dice Chiusi -.
Renzi è uno che più degli altri ha aggiornato la comunicazione politica. Ma la propaganda non è negativa, è utile al governo e ne rende intellegibili le attività. Il problema è quando si trasforma la realtà in quella che si vorrebbe fare passare per realtà e che non esiste”. “Nel momento in cui un tweet diventa un titolo del quotidiano, è un problema. I media non devono diventare un megafono della comunicazione ma possono esserne uno spunto per approfondire le notizie. Ai cittadini il compito di tenere alto il controllo: voto a parte, possiamo cercare documenti, ad esempio, come alcuni giornalisti fanno. All’interno di questi flussi come Twitter c’è la voglia di far parlare la pancia della gente”. Per Giovanna Cosenza, docente di semiotica Università di Bologna “le emozioni positive contro quelle negative sono una contrapposizione per immaginare di portare con se tante persone in un percorso che necessità di consenso”. “Lavorare sulle emozioni è imprescindibile. Rassegnamoci – aggiunge -. Sono anche stati fatti studi da psicologici sociali, è così. E non significa banalizzare ma parlare con quei toni che ci toccano, anche quando non riceviamo emozioni. Ma quale è la gamma di emozioni su cui possiamo fare leva? Renzi ha deciso di fare leva sulle emozioni della speranza. Lo ha fatto Berlusconi, lo ha fatto Veltroni anche se – a mio giudizio – in maniera troppo ottimistica proprio perché in un momento in cui iniziava la crisi, ed era quindi fuori luogo. Quale è l’effetto dell’auto rappresentazione? L’auto – referenzialità. I numeri legati alle connessioni internet in Italia sono bassi rispetto al resto d’Europa. Il salotto è stretto. Se pensiamo che Twitter è il nostro mondo, sbagliamo. Siamo quattro gatti sulla piattaforma e chi fa i selfie lo fa per parlare ai giornali. E quindi c’è uno scollamento: la gente non ne vuole sapere e se si connette lo fa solo per stare su Facebook. A chi si parla? Finché si sta dentro Twitter a quattro gatti”.
Andrea Cassisi