Con Emily Bell (direttrice Tow Center for Digital Journalism), Meredith Broussard (Arthur L. Carter Journalism Institute), Nicholas Diakopoulos (Università di Maryland), Andreas Graefe (Tow Center for Digital Journalism), Justin Myers (automation editor Associated Press)
Tema del panel il giornalismo automatizzato, la possibilità di utilizzare strumenti automatizzati applicandoli al giornalismo tramite algoritmi definiti e controllati dall’uomo. Creando un algoritmo è infatti possibile generare una quantità infinita di storie personalizzandone il contenuto ed eliminandone gli errori umani partendo da dati predeterminati. L’utilità dell’automatizzazione del giornalismo sta principalmente nella stesura di notizie di routine in alcuni settori quali cronaca e sport, ma il sistema è destinato ad estendersi ad altri campi sofisticandosi. Tutti i relatori hanno tenuto a sottolineare come la finalità principale dell’automatizzazione sia data dalla possibilità di alleggerire il lavoro dei giornalisti, aiutandoli a gestire il flusso di informazioni a cui hanno accesso. “I computer rispondono alla domanda cosa è successo?, i giornalisti rispondo alla domanda perché è successo?, in questo modo i computer consentono al giornalista di dedicare più tempo alle risposte sul perché un fatto è accaduto”, ha evidenziato Myers. Dell’intelligenza artificiale applicata al giornalismo ha trattato anche Meredith Broussard che sta sviluppando lo Story Discovery Engine, un motore di ricerca di storie che si basa su un confronto tra quello che è e quello che dovrebbe essere, tramite cui è possibile aprire un varco per trovare e scrivere storie interessanti. Certo, l’utilizzo dei computers nell’ambito dell’informazione può comportare degenerazioni principalmente da parte dei regimi che possono servirsene, come già accade, per reprimere la libertà di espressione prevedendo eventi di protesta tramite l’accesso ai contenuti pubblicati dagli utenti sui social network. Ma è evidente che questa inevitabile conseguenza potrà essere combattuta solo attraverso l’elaborazione di nuovi algoritmi tali da combattere quelli utilizzati in modo distorto. “Un robot non può sostituire il lavoro del giornalista”, ha confessato infine Diakopoulos, “ma potrà cambiarlo e lo farà.” L’intelligenza artificiale può essere creativa in assoluto, ma non potrà esserlo nella forma di creatività che richiede il giornalismo, per creare cioè nuove storie. Il lavoro del giornalista è dunque al sicuro, “i giornalisti manterranno il proprio lavoro solo se sapranno essere creativi, in questo modo non potranno mai essere sostituiti dalle macchine”, ha concluso Emily Bell.
Leonardo Vaccaro