Sala Priori, ore 14:30
Il tema della diffamazione in rete è ancora molto dibattuto e controverso. Chi risponde legalmente delle informazioni in rete? Qual è la responsabilità del motore di ricerca, del titolare del blog, del direttore di un giornale on-line, del giornalista? A chiarire dubbi e rispondere a tali quesiti, Elda Brogi del Robert Schuman Centre, Gennaro Carotenuto dell’ Università di Macerata e Giulio Enea Vigevani dell’Università di Milano-Bicocca. Elda Brogi ricorda come l’articolo 21 della Costituzione sia il miglior ombrello per chi si occupa di informazione: “L’articolo 21, che tutela la libertà d’opinione e di manifestazione del pensiero, è ancora la pietra angolare dell’ordinamento democratico, anche in Internet. Le differenze tra diffamazione in rete e diffamazione a mezzo stampa ci sono e come; sta ai giudici prendere coscienza rispetto all’uso, in determinati casi, delle analogie adatte”.
Giulio Vigevani avverte tutti i giornalisti e i blogger, dei pericoli a cui vanno in contro e della grande attenzione che devono avere, durante il loro lavoro, per non incorrere in querele per diffamazione, anche per un semplice retweet: “Quello del giornalista è un mestiere pericoloso per sé e per gli altri; bisogna stare attenti perché le leggi sono scritte male, ma non nei principi generali, bensì nei piccoli particolari che rendono, a volte, drammatica la situazione per chi non è protetto come lo sono, invece, i giornalisti delle grandi testate che possono permettersi di pagare le spese legali – e spiega- sono molte le querele intimidatorie che non costano nulla al querelante ma costano, anche se si viene assolti, al querelato. Anche per la tutela delle fonti siamo molto indietro, visto che solo i giornalisti professionisti usufruiscono di questo diritto”.
Sulla confusione in materia legislativa, aggiunge: “I politici sono ignoranti, non sanno che Internet non è la carta stampata e che ognuno deve rispondere personalmente di quello che scrive. Il direttore responsabile di un testata on-line non ha le stesse responsabilità del suo pari ruolo cartaceo. Molti politici non sanno nemmeno che non è obbligatorio registrare una testata on-line; i siti, però, possono essere oscurati e su queste questioni la giurisprudenza balla e lo stato normativo è in evoluzione. I problemi, in materia legislativa, vengono spesso creati dagli stessi giornalisti; penso al caso Sallusti: da un caso di cattivo giornalismo si è rischiato di far rafforzare il controllo sulla stampa, invece di spingere, anche dal basso, leggi sull’informazione più equilibrate”. La discussione si sposta, poi, su altre questioni come il diritto all’oblio. Vigevani sottolinea: “Relativamente al diritto all’oblio sono contrario all’obbligo degli aggiornamenti; sulla de-indicizzazione e l’archiviazione degli articoli sono più favorevole”. Sulla questione, Gennaro Carotenuto è chiaro: “La conservazione dei contenuti prodotti nel tempo, sul web, è importante per l’autorevolezza e la profondità del lavoro del blogger, giornalista o qualsiasi produttore di informazioni. Non si può obbligare a cancellare determinati contenuti”.
Fabio Marcarelli