Teatro della Sapienza - 8 aprile. Una sala gremita per assistere al panel discussion con Peter Gomez, Emilia Brandi, Amalia de Simone, Giorgio Mottola e Davide Falcione, sugli attacchi al giornalismo, che non arrivano solo dalle minacce di morte, ma purtroppo anche da sistemi normativi carenti e da richieste risarcitorie più che consistenti.
L'incontro si apre con un video, di Emilia Brandi autrice di Cose Nostre su Rai1, che vede protagonista Amalia de Simone, del Corriere.it, che racconta con passione la sua vita da giornalista d'inchiesta, e le storie che si celano dietro le tante querele ricevute per aver svolto il suo lavoro, indagando su faccende dove camorra e imprenditoria si fondono.
"Difenderti quando sei precaria è costoso, e solo chi non fa non sbaglia" queste le parole della de Simone che fa luce sul grande vuoto normativo rispetto alla facoltà di difendersi quando si è freelance e senza copertura legale. Pone, poi, l'accento sull'importanza di avere adeguete norme volte alla protezione della fonte e alla tutela del segreto professionale, troppo spesso trascurate.
"Solo gli Andrea Pardi salveranno il giornalismo italiano, e solo gli Andrea Pardi lo inguaieranno" inizia così l'intervento di Giorgio Mottola, inviato di Report, che rivive con noi alcuni dei momenti più duri della sua carriera, come quando Andrea Pardi, per l'appunto, imprenditore della Società Italiana Elicotteri lo aggredisce dopo aver ascoltato la prima domanda dell'intervista per un'inchiesta sulla vendita di elicotteri all'Iran durante l'embargo. Da quel momento si mette in moto una macchina di stima nei confronti di Mottola che accresce la sua popolarità, ma porta in secondo piano l'inchiesta andata in onda poco dopo l'aggressione. Il focus del suo discorso ruota, quindi, intorno alla disintermediazione messa in atto da altri attori.
"Se si consumano notizie il giornalista ha il dovere di darle. Io le ho date e sono a processo" a parlare è Davide Falcione, news editor di Fanpage.it, a processo per essersi infiltrato in una manifestazione assolutamente pacifica dei NoTav a Torino. Il suo dubbio è sapere cosa potrebbe accadere in futuro a un cronista che si troverà a raccontare uno sciopero o si infiltrerà in un Cie. Un dubbio che di sicuro attanaglia tutti i presenti e non solo.
Interviene, infine, Peter Gomez direttore de ilfattoquotidiano.it "Berlusconi ha inaugurato in massa l'epoca della querela temeraria subito dopo mani pulite. Noi, ora, non possiamo aspettarci nulla dalla politica e dalla magistratura, perché noi scriviamo di loro, e se vogliamo fare bene questo mestiere dobbiamo rischiare. Se uno non sa di potersi schiantare non fa il fenomeno di Formula Uno. La verità ha una forza sui fatti che poi emerge da sola. Basti pensare alla basilicata". Gomez, con un passato da giornalista investigativo, conosce bene il rischio e sa anche quanto ripaghi il trasmettere la verità ai propri lettori. Il pericolo, quindi, lo si conosce, e si impara a convivere con esso, soprattutto quando come sostenuto dal direttore "qualsiasi tipo di potere tende di eternare se stesso e si protegge solo."
Nicoletta Petrillo