Raccontare l’Islam

“La notizia delle crocifissioni di cristiani in Sira era inesatta. Pur restando un atto terribile, alcune fonti mi hanno confermato come si sia trattato di un’esecuzione di sunniti, una risposta ad un mancato attentato. Un’azione dimostrativa fatta come deterrente e non in chiave anticristana”. Laura Silvia Battaglia spiega così una delle notizie sul mondo arabo musulmano che più hanno fatto scalpore negli ultimi giorni. “Un lancio di agenzia ripreso dalle testate di tutto il mondo, anche se inesatto. Nessuno lo rettificherà, come troppo spesso accade quando si parla di Islam”.

Questo uno degli spunti emersi dal Panel sul tema “Raccontare l’Islam”, organizzato all’interno del Festival internazionale del Giornalismo, a Perugia e coordinato da Joshua Evangelista di Frontiere News.

Accanto alla testimonianza internazionale di un’inviata di guerra come Laura Battaglia, le esperienza di chi vive e narra l’Islam in Italia.

“Oggi l’Islam non viene raccontato, ma diffamato – ha spiegato Luca Bauccio, fondatore di Dirittozero -. Quando si parla di questa realtà, non si riesce a sganciarsi da un bagaglio mitologico che distorce tutto. Perché lo facciamo? Solitamente si risponde ‘perché abbiamo paura’ oppure ‘perché c’è ignoranza’. Queste risposte non mi soddisfano più. La strada giusta è quella di reintrodurre un concetto di altruismo, inteso come approccio che accetta la presenza dell’altro in quanto diverso da me. L’unico modo per sottrarre l’Islam al mito è ridargli identità, per superare la mistificazione”.

“È necessario anche fare maggiore attenzione ai termini e a come li si utilizzano – ha aggiunto Rassmea Salah, addetta stampa del CAIM che riunisce le associazioni islamiche di Milano, Monza e Brianza -. Tante volte trovo inesattezze e imprecisioni sull’Islam nei giornali italiani. Si va dalla semplice parola Ramadan distorta con la ‘m’ finale, a vere e proprie bufale come quella del minareto a Milano, che in realtà si è rivelato semplicemente un’antenna della telefonia mobile”.

Parole utilizzate a sproposito ma anche immagini. Lo ha spiegato Stefano Romano, fotografo italiano diventato musulmano dopo aver sposato una donna indonesiana. “L’immagine classica è quella dell’arabo con la barba lunga. In realtà, i numeri ci dicono che l’Islam è un mondo ben più complesso, in cui la dimensione araba rappresenta appena il 20%. Servirebbe fare maggiore attenzione anche su questi dettagli ed evitare rappresentazioni standardizzate e false”.

Lorenzo Canali