RACCONTARE LA CRISI UMANITARIA DEL POPOLO DEI ROINGYA 

Al dibattito, moderato da Sam Dubberley, hanno preso parte Aela Callan (regista e giornalista), Tirana Hassan, di Amnesty International e la fotogiornalista Hannah McKay, dell'agenzia Reuters.
Le tre partecipanti hanno raccontato della loro esperienza a Myanmar e in particolare della crisi dei Rohingya, costretti a fuggire dalla regione settentrionale del paese per raggiungere il Bangladesh.
Dopo anni durante i quali la giunta militare aveva esercitato uno stretto controllo sulla popolazione e sulla stampa (una delle intervistate ha raccontato a questo proposito di aver lavorato a lungo in incognito e senza un visto ufficiale), nel 2010, in seguito alla liberazione di San Suu Kyi, la situazione nel Paese è andata rapidamente migliorando.
Facebook fu presa d'assalto, favorendo la diffusione di notizie. Anche i telefonini hanno contribuito al proliferare di immagini e di messaggi.
Nato come piattaforma per facilitare la comunicazione tra studenti, nella crisi della Birmania Facebook ha assunto all'improvviso un ruolo nuovo. Le persone volevano disperatamente far conoscere la loro storia attraverso notizie e immagini che nessuno controllava. "Fake news" e "hate speech" si propagarono rapidamente. "Da questo punto di vista la Birmania di quegli anni è stata una sorta di incubatrice di quello che si è verificato di recente negli Stati Uniti", racconta Aela Callan. "Non lo avrei mai creduto". 

Nicolò Marinelli - Alternanza scuola-lavoro | Liceo Galileo Galilei Perugia