Raqqa Is Being Slaughtered Silently: il coraggio di raccontare la Siria sotto l’Isis

Sabato pomeriggio, dalle ore 17, la Sala dei Notari ha ospitato un incontro con Abdalaziz Alhamza e Hussam Eesa, due giovani attivisti siriani che hanno raccontato l'attività del gruppo “Raqqa Is Being Slaughtered Silently” (RBSS), da loro fondato insieme ad altri attivisti e giornalisti. Raqqa, città della Siria settentrionale, è considerata la capitale dello Stato Islamico, e il gruppo RBSS è impegnato in una campagna rivoluzionaria di informazione che sta documentando, attraverso la pubblicazione e la diffusione online di contenuti in arabo e in inglese, il massacro perpetrato dall'Isis nella città.
“È un onore essere qui a presentare questi ragazzi”, ha detto Francesca Caferri, giornalista di Repubblica che ha moderato l'incontro. “Abdalaziz Alhamza ha 24 anni e ha studiato biologia, Hussam Eesa ne ha 27 ed ha studiato legge. Dopo che l'Isis ha preso il controllo di Raqqa, Abdalaziz, Hussam e altri attivisti e hanno aperto un blog, in cui hanno iniziato a descrivere la vita a Raqqa sotto lo Stato Islamico. Hanno quindi aperto un account Twitter e Facebook. È nato così 'Raqqa Is Being Slaughtered Silently', l'unica fonte di informazione di quanto accade nella capitale dell'Isis”. A causa dell'occupazione dello Stato Islamico, infatti, i giornalisti hanno lasciato la città, e Raqqa è sprofondata nel vuoto di notizie. I membri di RBSS stanno facendo un accurato lavoro di informazione, per esempio twittano le foto delle vittime dell'Isis, accompagnate da nome e cognome. All'inizio i membri del gruppo erano 10, 4 di questi sono stati uccisi.
Alhamza ha raccontato le ritorsioni dello Stato Islamico nei confronti dei membri di RBSS, ha mostrato le foto degli attivisti uccisi e ha spiegato che in alcuni casi nemmeno parenti e amici sono stati risparmiati. “Tutto a causa del nostro lavoro di informazione. Nonostante questo abbiamo deciso di non fermarci. A causa delle atrocità a cui abbiamo assistito abbiamo iniziato a divenire insensibili. Siamo diventati come i coccodrilli, non siamo più in grado di piangere; ma almeno abbiamo una speranza, abbiamo una ragione per cui portare avanti la nostra lotta”.
“Com'è la vita quotidiana a Raqqa sotto l'Isis?”, ha domandato Caferri.
“Non c'è vita a Raqqa, l'Isis ha cambiato tutto”, ha risposto Eesa. “Non si può più fumare, bere, andare in giro con gli amici, è tutto cambiato. Non ci sono più bambini in giro, non ci sono più università, niente. Non c'è più acqua. Inoltre gli aerei da guerra russi, sostenendo di combattere l'Isis, stanno colpendo i civili”.
“Per noi le persone che stanno ancora vivendo e combattendo a Raqqa stanno facendo la cosa più importante al mondo”, ha affermato Alhamza. “Ora il gruppo è composto da due team, uno interno, a Raqqa, che passa le informazioni, e un gruppo fuori Raqqa, di cui noi facciamo parte. Noi, sparpagliati in giro per l'Europa, pubblichiamo i contenuti online, scriviamo gli articoli, diamo interviste, partecipiamo a conferenze”. “L'Isis ha iniziato a prendere di mira i bambini”, ha continuato Alhamza “ e guadagnano la loro fiducia perché i bambini di Raqqa non sanno chi è e cosa fa l'Isis realmente, non hanno un'istruzione, non hanno occasioni di divertirsi. Di conseguenza anche noi di RBSS ci stiamo rivolgendo ai bambini, dedicando loro dei magazine che li spingano a non andare nelle scuole dello Stato Islamico”.
“Il nostro nemico in realtà non è lo Stato Islamico”, ha osservato Eesa “è il regime di Assad. Assad uccide molte persone ogni giorno, ma le persone sembrano conoscere solo i crimini dell'Isis. I membri dell'Isis sono persone cattive, ma non hanno aerei, non hanno missili. Uccidono le persone che sono contro la loro ideologia, ma Assad uccide le persone che desiderano la libertà”. A questo punto i due attivisti hanno mostrato un grafico che illustrava come il regime di Assad avesse ucciso più di 183.000 persone, contro le 2.000 circa dell'Isis.
“Pensate che l'Isis possa essere sconfitto?”, ha chiesto Caferri.
“Sì”, ha risposto Alhamza “molte persone si uniscono allo Stato Islamico non tanto perché ne condividono l'ideologia ma perché vogliono guadagnare soldi e potere. Molti di questi sono foreign fighters: dicono che rimarranno fedeli all'Isis ma in realtà, non appena raggiungono la fama e il denaro, lo abbandonano. Quotidianamente si verificano esecuzioni di membri dell'Isis che hanno avuto dei contrasti coi loro capi. Un'altra attività di RBSS è il tentativo di dissuadere i foreign fighters a unirsi allo Stato Islamico, attraverso una campagna di comunicazione”.
Daniele Conti