Rivestire l’informazione: i nuovi formati della notizia digitale. (2)

Diciassette anni di rapporti tra Berlusconi e Fini raccontati in 4 minuti in Beautiful Lab. I torrenti di fango dell’alluvione di Messina filmati da un balcone su Youreporter.it. Una piattaforma da cui poter accedere a 45 contenitori di news specializzate, dalle auto allo spettacolo, dal life-style all’hi-tech. Sono alcuni degli esempi di come il “fare informazione” stia cambiando. Formati inediti che allargano le fonti cui il giornalismo può attingere. Se n’è parlato durante il primo Journalism Lab dell’edizione 2011 del Festival Internazionale del Giornalismo: “Rivestire l’informazione: i nuovi formati della notizia digitale”.

Con la moderazione di Vittorio Pasteris, nella Sala Lippi dell’Unicredit si sono incontrati Angelo Cimarosti, cofondatore di Youreporter; Francesco Magnocavallo, cofondatore del network blogo.it, Andrea Dambrosio di Sky.it e Carola Frediani, cofondatrice dell’agenzia giornalistica Effecinque. Giornalisti che hanno scommesso su nuovi “formati” informativi e hanno condiviso la propria esperienza con il pubblico.

Youreporter è una piattaforma di giornalismo partecipativo per immagini. In Italia è il punto di riferimento del citizen journalism locale: grazie a una categorizzazione molto specifica, vengono coperti 8000 comuni italiani.  Chiunque può inviare il video del tombino scoperto del proprio paese di 2500 abitanti e verificare che il fatto segnalato verrà diffuso sulla rete: i video inviati dagli utenti registrati non vengono filtrati nei contenuti, né “aggiustati” nella qualità. Sono trasmessi nella loro modalità amatoriale in tempo reale, garantendo un’informazione molto più tempestiva di quella dei media tradizionali: infatti accade che Youreporter divenga fonte per la tv. Angelo Cimarosti ammette che la formula ha molto successo: in tre anni di vita, la piattaforma ha raggiunto una media di 2 milioni di video caricati al mese, dimostrando che molti cittadini hanno una gran voglia di partecipare attivamente alla vita delle proprie comunità locali e che l’informazione dei “netizen” ha possibilità di ulteriore sviluppo.

Francesco Magnacavallo ha raccontato la storia di blogo.it, il primo network italiano di blog di informazione specializzata. Aperto 6 anni fa nel momento d’oro del web 2.0, l’obiettivo di blogo.it è quello di lanciare blog di nicchia, piccole operazioni editoriali che, nella loro specificità, riescano ad avere abbastanza contatti e seguito per autofinanziarsi. Fino ad oggi blogo ha lanciato una settantina di blog, di cui 45 italiani, ed è sbarcato sul mercato spagnolo e brasiliano. Ogni giorno pubblica circa 500 notizie, con una media di 3mila, 4 mila commenti. Il più seguito dei suoi blog, “autoblog”, raggiunge i 100mila contatti giornalieri.

Andrea Dambrosio e Carola Frediani hanno presentato l’originale frutto della collaborazione tra sky.it e due start-up dell’editoria, Effecinque, agenzia giornalistica, e Tiwi, impresa reggiana di motiongraphic: “Beautiful lab”. L’esordio dell’esperimento è stato un video molto divertente che racconta le 5681 puntate della soap-opera Beautiful in 6 minuti; il format è stato poi applicato alla recente storia politica italiana e allo sport. L’idea alla base di “Beautiful lab” è quella che la realtà possa essere raccontata e sintetizzata come una soap-opera. Dietro a questi video, ironici e scanzonati esempi di “News in motion”, c’è un lungo lavoro di ricerca, controllo delle fonti e sintesi, basato sul più stretto rigore giornalistico. Qui di seguito il link di “tutto Beautiful, in 6 minuti”: http://bcove.me/iox3ycru.

Gli ospiti hanno poi risposto alle domande del pubblico, cercando di focalizzarsi su un punto:  possono questi nuovi “formati” dell’informazione, così interessanti, divenire modelli di business remunerativo? Come possono mantenersi queste esperienze?

La risposta è piuttosto controversa. Se un formato ha successo può essere acquistato da qualche grosso azionista, a prezzo di un certo condizionamento nelle scelte editoriali.  Cimarosti ha raccontato come Youreporter, nel 2009, abbia rischiato di chiudere: “con l’aumento esponenziale dei video caricati dagli utenti, i server sono arrivati a costare circa 60mila euro all’anno. Oggi stiamo raggiungendo un costo di 100mila euro annui”. Costi elevatissimi, gestibili solo grazie alla vendita di spazi alla pubblicità, che  garantisce l’indipendenza della piattaforma.

Secondo Carola Frediani, in Italia ottenere fondi per finanziare Ricerca&Sviluppo in campo editoriale è molto complicato; “escludendo alcuni editori illuminati”, c’è poco interesse nell’investire negli esperimenti delle start-up editoriali e, a differenza che all’estero, mancano le fondazioni a ciò dedicate. “Bisogna finanziare gli esperimenti editoriali, anche se non danno immediati profitti”.

Valentina Costa