“L'unico decreto che manca in Italia è quello sugli sprechi”. Così esordisce Marco Cobianchi, Panorama, all'incontro di oggi presso il teatro Pavone di Perugia, accompagnato da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella.
La discussione si apre ricordando Silvius Magnago, politico altoatesino. Nonostante ritenesse che l'Austria fosse la sua patria, Magnago era un cittadino italiano convinto di dover pagare le tasse, in ottemperanza alle leggi, anche portando avanti la sua battaglia pacifica contro lo Stato italiano. Un esempio di rettitudine che non è facilmente riscontrabile nella classe politica e in quella imprenditoriale dei nostri giorni. Cobianchi indaga sulle posizioni di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, chiedendosi chi fra partiti, sindacati e imprese è a livello morale più responsabile degli sprechi e se è possibile e necessaria una riforma del finanziamento pubblico dei partiti.
Sergio Rizzo identifica la legge 488/92, che permette allo Stato italiano di erogare contributi a fondo perduto alle imprese, come la base normativa degli sprechi. Grazia a questa legge infatti, le imprese sono stimolate a investire in politica piuttosto che in innovazione. Secondo il giornalista del Corriere c'è un concorso di colpa di partiti, sindacati e imprese. Ne è un esempio la legge 198 del 1962, che permise la concessione di fondi a quegli imprenditori che avessero occupato le zone terremotate dell'Irpinia permettendone la ricrescita industriale, e che ha portato persino alla creazione di un'impresa per la costruzione di barche in alta montagna. Riguardo alla riforma del finanziamento pubblico ai partiti, Rizzo ritiene che ci sia una grande necessità di chiarezza per evitare trucchetti come l'annuncio dei tagli degli stipendi dei parlamentari di 1300€ lordi, artificio contabile che con l'ausilio della riforma delle pensioni permette di mantenere inalterato l'importo netto.
Qualcuno parla della possibilità di introdurre un modello tedesco di finanziamento, che prevede una diminuzione del 50% dei finanziamenti pubblici ai partiti, ma che prevede l'esistenza di fondazioni finanziate dallo Stato. Oggi il Pdl ha 11 fondazioni, il centro sinistra 6 o 7. Inoltre, continua Rizzo, esiste la necessità di porre un tetto ai finanziamenti dei privati ai partiti, per fermare l'incremento vertiginoso degli ultimi anni: An e Forza Italia nel 1996 ricevettero 6 milioni di € da privati, nel 2006 68 milioni.
Gian Antonio Stella ha invece sostenuto che i contributi alle imprese da parte dello Stato dovrebbero essere giustificati da forti motivazioni, e comunque essere erogati in misura ridotta. Non sono accettabili casi come quello della Ferrero di Balvano, uno stabilimento per il quale, grazie ai fondi pubblici, sono state costruite strade a 1200 metri d'altezza al fine di permettere l'arrivo di materie prime. Quando Scalfaro chiese spiegazioni del perché un'azienda dolciaria fosse stata ubicata così in alto, la risposta fu che a un'altezza del genere le merendine lievitano meglio. Stella ha ribadito che se l'Europa ce l'avesse permesso, avremmo continuato a far debiti, e parlando della riforma ai finanziamenti dei partiti, si dice favorevole ai contributi privati purché ci siano delle condizioni di trasparenza, parità di trattamento di tutte le donazioni, pari possibilità di detrazioni fiscali applicabili a qualsiasi contributo volontario, che si parli di partiti politici o tutela di patrimoni artistici. I contributi dei privati sono un'arma importante, perché se i soldi ai partiti provengono dallo Stato, i partiti non sono vincolati al mantenimento delle promesse fatte agli elettori. La pressione per l'eventuale mancanza di fondi probabilmente sarebbe un efficace deterrente per far si che i partiti tutelino maggiormente gli interessi degli elettori.
La seconda parte dell'incontro ha riguardato i numeri degli sprechi, sulla base del libro di Marco Cobianchi, Mani Bucate. Per fare qualche esempio, gli sprechi hanno riguardato l'editoria, le compagnie low cost, per non parlare della Fiat, o dei finanziamenti all'Iveco di Foggia, che aveva bisogno di fondi visto il clima eccessivamente caldo della Puglia. Non mancano nemmeno fondi di cui si è avvalsa la mafia pubblica: ne è un esempio il caso Salvatore Marino, boss siciliano condannato all'ergastolo per aver ucciso a Brescia nel 2006 Angelo Cottarelli, la moglie e il figlio. Cottarelli, agente immobiliare, si occupava di stilare fatture false per permettere a Marino di ricevere sussidi statali per le sue vigne: dal 1983 al 2008 Marinò ha ricevuto dallo Stato circa 24 milioni di euro, una parte dei quali percepiti dopo la condanna all'ergastolo. Ma forse lo spreco più eclatante e ridicolo è il contributo che lo Stato ha erogato per un film giudicato di alto valore culturale: il cartone animato che racconta le avventure di fatine alate, le Winx.
Gian Antonio Stella ha probabilmente riassunto i pensieri di tutti i presenti in sala, sostenendo che quando il sistema è malato non stimola il meglio e l'incontro fra la peggior politica e le peggiori imprese portano alla mediocrità di un paese vecchio, maschilista, bolso e retrogrado che si augura che i figli se ne vadano. Un paese morto.
Annalisa Palumbo