La scuola pubblica, disciplinata dagli articoli 33 e 34 della Costituzione, fu concepita come uno dei pilastri della democraticità del paese, all'insegna dell'uguaglianza e del diritto allo studio. Ma a distanza di 70 anni, quale è lo stato dell'istruzione pubblica, dalla scuola dell'obbligo all'Università? Quello spirito di uguaglianza e quell'idea che il futuro si disegni a partire dai banchi di scuola, come voluto dai padri costituenti, sono rimasti solo sulla carta? A queste ed altre domande hanno cercato di rispondere Girolamo De Michele, insegnate e scrittore e Christian Raimo, giornalista e scrittore, nell’incontro “Scuola, uguaglianza e democrazia” tenutosi oggi, 15 aprile 2018, nell’ambito della XII edizione del Festival Internazionale del Giornalismo, a Perugia.
La scuola: il luogo in cui fornire le basi per gli altri due ingredienti dell'incontro, uguaglianza e democrazia. Non si può e non si deve, infatti, insegnare senza un percorso etico in quanto la didattica finalizzata al solo scopo non è produttiva. Non è utile insegnare, ad esempio, a costruire un qualcosa senza poi spiegarne il perché, in tal modo lo studente deve sapere fare ma non si chiede se quello che fa sia giusto oppure no, maturando quindi un approccio con il mondo senza servizio critico.
Per quanto riguarda, invece, l’uguaglianza, i relatori hanno evidenziato come la forbice della disuguaglianza sociale si sia molto acuita grazie al contributo della scuola, tramite la differenziazione tra “scuole di serie A” e “Scuole di serie B”. Esiste un traino sociale che porta l’Italia al secondo paese, dopo la Gran Bretagna, in cui si farà il mestiere del genitore. Le varie gradazioni del divario sociale negli ultimi anni si sono allargate e, in questo contesto, l’orientamento scolastico, invece di funzionare non fa altro che smazzare la distinzione sociale, “Tu al classico, tu al professionale”. Alla situazione di crisi della scuola corrisponde una situazione di crisi della informazione sulla scuola.
Nella crisi della scuola, uguaglianza e democrazia sono praticate per una società più libera e democratica della nostra.
Catia Marcucci