Se la comunicazione politica domina la narrazione giornalistica

16:00 – Teatro della Sapienza

La comunicazione politica dei partiti è in grado di influenzare la narrazione giornalistica?
Jacopo Iacoboni, giornalista de La Stampa, ha introdotto il dibattito mostrando il cambiamento che c'è stato negli ultimi tempi: un decennio fa, quelli che si occupavano della comunicazione dei partiti erano visti come burattinai, e la separazione tra questi e la narrazione giornalistica era netta. Ora invece, si è verificata una fusione, e la politica finisce per essere schiacciata dalla comunicazione.
Francesco Nicodemo, responsabile della comunicazione del PD, ha posto l'attenzione sul binomio tra la crisi politica e quella dei media tradizionali. Dal momento che abbiamo a disposizione pochi strumenti analitici per raccontare il periodo politico che stiamo vivendo, secondo Nicodemo non possiamo interpretare i singoli media come elementi a sé stanti, ma anzi bisogna partire dalla consapevolezza che ci sono leadership capaci di utilizzare tutti i mezzi a proprio vantaggio, dalla televisione alla stampa fino al web, come ad esempio il “Matteo Renzi risponde” su Twitter.
Nicola Biondo, direttore dell'ufficio comunicazione del M5S alla Camera, ha raccontato la sua esperienza personale, ponendo l'attenzione sulla comunicazione politica del suo partito. I due comunicatori principali del Movimento 5 Stelle, Grillo e Casaleggio, hanno modi diversi di esporsi, uno rivoluzionario, l'altro più conservatore, ma entrambi attirano l'attenzione.
L'intervento di Elisabetta Gualmini, presidentessa dell'Istituto Carlo Cattaneo, è incentrato sull'idea di una comunicazione populistica e seduttiva, diretta al cittadino. In un momento in cui le leadership sono diventate dei “contenitori” a sostegno di leader molto forti come Renzi e Grillo, la narrazione istituzionale subisce un cambiamento. Per arrivare al singolo operaio, alla casalinga, o allo studente, la comunicazione va semplificata e vanno occupati tutti i media: da un lato vediamo quindi Renzi utilizzare tweet, slide o inviare lettere informali a 3 milioni di dipendenti pubblici, dall'altro lato Grillo che si rifiuta di parlare con la stampa cancellando l'intervista con Sky, non vuole comparire nei talk show e i suoi interventi riempono la televisione, il mezzo di comunicazione tradizionale per eccellenza, che raggiunge tutti gli strati della società.
Giuliano Santoro, giornalista e scrittore, ha parlato invece di un Paese bloccato, in cui le manifestazioni e le mobilitazioni fatte dal basso hanno trovato un muro, e quindi vengono viste come azioni inutili. Se si pensa a due concetti come “invidia” e “professoroni”, utilizzati per la prima volta da Berlusconi e la Lega, e poi impiegati da altri in diversi contesti, diventa chiara la necessità di smontare questo meccanismo e trovare una nuova forma di comunicazione.
In conclusione, tra narrazione giornalistica e comunicazione politica c'è un rapporto spesso conflittuale, e a volte finiscono per rimanerne oscurate notizie e contenuti.

Federica Felceti