“Se scrivi muori”: la lotta per la sopravvivenza e per il diritto all’informazione in Messico

Per il filone di discussioni “media sotto attacco” l’incontro "Se scrivi muori”, porta all’attenzione del pubblico la grave situazione nella quale si trovano i giornalisti messicani.
Ivan Grozny, documentarista, Tiziana Prezzo, giornalista Sky tg24, Cynthia Rodriguez, reporter freelance e Riccardo Noury, portavoce Amnesty International Italia, hanno denunciato quella che è una vera e propria guerra contro la libertà di espressione.
Come riporta Cynthia Rodriguez, negli ultimi 18 anni in Messico sono stati più di 146 i giornalisti uccisi, 26 gli scomparsi e sono quasi incalcolabili quelli sotto minaccia, infatti statisticamente ogni 20 ore si verifica un’aggressione contro la stampa. Questo ha portato alla chiusura di moltissime testate giornalistiche nazionali e locali.
Una persecuzione che avviene senza alcun intervento dello Stato, anzi sottolinea Tiziana Prezzo, in molti casi sono proprio funzionari statali a compiere tali violenze e ad esserne complici.
Come dimostra l’esempio di Javier Valdez, giornalista ucciso in pieno giorno per strada, autore di libri sul narcotraffico, che appena poco prima di morire era stato intervistato da Vice America dove aveva dichiarato che è “più pericoloso investigare la corruzione politica che il narcotraffico”.
E il documentarioEntre la espada Y la pareddi Grozny racconta proprio questo. In particolare il regista evidenzia come la situazione messicana non differisca da quella di altri luoghi di conflitto come la Siria o la Turchia. Infatti nel paese sud americano come a Kobane, le morti atroci dei giornalisti partecipano a quella che è un vero e proprio marketing del terrore.
Una propaganda volta a intimorire e scoraggiare i cittadini che vogliono opporsi alla corruzione che li circonda.
L’incontro si è concluso con un appello finale affinché vengano aumentate le tutele verso i giornalisti perché solo la voglia di raccontare può servire a cambiare la situazione.

Lucia Marinelli