L'Italia è uno dei paesi meno trasparenti del mondo, al 94esimo posto in una lista di 102 paesi. Chi vuole conoscere un'informazione in mano allo Stato, 7 volte su 10 non ottiene ciò che chiede.
Questo è lo slogan di "Fino in fondo", il primo crowdfunding nato per sostenere giornalisti, cittadini e attivisti a cui lo Stato ha negato l'accesso a documenti e informazioni di interesse pubblico.
L'iniziativa, presentata al Festival del Giornalismo di Perugia, è sostenuta da Diritto di Sapere, l'associazione creata per monitorare e promuovere il diritto di accesso all'informazione da parte dei cittadini italiani che, sempre più spesso, sono costretti a scontrarsi con i limiti imposti dalle norme vigenti in materia di trasparenza.
A spiegare le finalità di quest'iniziativa l'avvocato Ernesto Belisario tra l'altro promotore della campagna FOIA4Italy, Helen Darbishire fondatrice di Access Info Europe e Guido Romeo, co-fondatore di Diritto di Sapere e autore con Belisario del libro "Silenzi di Stato, dieci storie di trasparenza negata e di cittadini che non si arrendono" in uscita per Chiarelettere.
In Italia, secondo l'avvocato Belisario, abbiamo una delle normative più restrittive in materia di trasparenza e di diritto d'accesso all'informazione. Per questo motivo il libro si pone due obiettivi: il primo è sottolineare l'importanza della trasparenza non solo dal punto di vista etico, ma anche per la nostra vita quotidiana (per esempio come può essere importante per la nostra salute conoscere i luoghi che risultano ancora contaminati dell'amianto).
Il secondo obiettivo è riconoscere la necessità di fare della trasparenza un'importante strumento nelle mani dei cittadini.
Dieci le storie analizzate nel libro tra cui il caso che vede lo stesso autore, Guido Romeo, vedersi negato il diritto d'accesso ai documenti legati alla sua inchiesta sui contratti dei derivati e respinto il ricorso presentato al Tar.
Secondo Romeo i problemi della normativa italiana sono principalmente due: innanzitutto le norme che sono scritte male lasciando molto spazio alla libera interpretazione; in secondo luogo la scelta delle amministrazioni di applicare in modo strettamente burocratico la norma vigente.
Dunque cosa può fare un giornalista o un cittadino che si trova a sbattere il muso contro questo apparato normativo?
Questa è la domanda a cui cerca di dare una risposta pratica Fino in Fondo, il crowdfunding lanciato da poche ore che punta a raccogliere entro il 30 settembre 2016 circa 15.000 euro, fondi che saranno utilizzati esclusivamente per coprire le spese legate alle cause legali presentate dai cittadini.
Tre i criteri alla base della scelta dei casi da sostenere da Fino in fondo:
In primis l'impatto sociale dell'oggetto della richiesta; secondo criterio è il comportamento assunto dall'amministrazione pubblica interessata; e infine il profilo del ricorrente privilegiando quei soggetti che non hanno i mezzi sufficienti per sostenere tali spese (piccoli media, giornalisti freelance e cittadini).
Un incontro interessante per capire quali sono i nostri diritti in materia di trasparenza e cosa potrebbe cambiare con l'approvazione anche in Italia del FOIA (Freedom Of Information Acts) ovvero l'insieme di norme che regolano, a livello internazionale, il diritto di accesso all'informazione.
Strollo Coricina