La corruzione, vero e proprio cancro della società italiana, è un mostro che divora ogni anno circa 60 miliardi di euro, con un impatto sociale non indifferente. Di questo si è parlato ieri sera, presso la Sala dei Notari, con Gian Antonio Stella, giornalista del Corriere della Sera, e con Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele. Ne è emerso un quadro preoccupante, che ha radici profonde risalenti a prima dell'Unità d'Italia. Delle innumerevoli inchieste e processi che si sono svolti dal 1861 a oggi, quasi nessuno si è concluso con una ferma condanna. Anche l'inchiesta Mani Pulite del 1992, con Antonio Di Pietro elevato al rango di eroe nazionale, sembrava dovesse sradicare questo male incurabile, invece è stata affossata dalla burocrazia. «Questo è un effetto delle leggi che hanno cancellato o depenalizzato i reati di corruzione e concussione» ha detto Don Luigi Ciotti, sottolineando che reati di questo tipo, uniti al falso in bilancio, depenalizzato anch'esso, e alle difficoltà di interpretazione delle leggi (forse voluta), aprono la strada a reati mafiosi.
Valerio Lai