Telefonini e smartphone come strumenti per i cronisti e gli inviati

La digital media consultant, Kathryn Corrick, ha illustrato in maniera teorica e praticale le immense praterie che si aprono per i giornalisti grazie al connubio tra nuove tecnologie e social network.

Se nel 2002, durante le manifestazioni, si facevano fotografie con macchine manuali, oggi chiunque può tirare fuori il suo iPhone, cercare il segnale 3G e,dopo essersi assicurati che ci sia una connessione internet, basta aprire l’applicazione Flickr o Twitter e caricare la foto condividendola in real time.

Nel titolo della foto si inserisce l’hashtag (quello del festival è #ijf11), formula che permette, una volta uploadato, l’inserimento nello stesso flusso di notizie, il che permette una più facile localizzazione per argomenti da parte degli altri utenti.

A quel punto posso cercare con lo stesso hashtag se qualcun ha caricato altre foto, o se ci sono commenti o risposte a quanto pubblicato.

Ma tramite mobile si può caricare un post sul blog, ad esempio con un’applicazione WordPress per iPhone. Altre applicazioni sono fatte per caricare post sul blog del giornale per il quale scriviamo. Poi ci sono altre applicazioni che permettono una localizzazione istantanea che permettono di aggiungere maggiori informazioni e dettagli alla foto.

Altri siti ai quali posso inviare le foto sono Demotix.com e Citizenside.com, community che possono anche occuparsi della vendita del materiale.

Ma le applicazioni consentono molteplici usi: un gruppo di persone che si occupa di Openstreetmap hanno rimappato Haiti, creando una crisis map e mentre lo facevano hanno anche inserito luoghi in cui c’erano dei problemi (ospedali da ricostruire, etc). Cronaca interattiva.

Tramite twitter in Inghilterra lo scorso inverno è stata creata una mappa dagli utenti sulle nevicate (hashtag #uksnow), mentre recentemente è successo anche in occasione dello sciopero della metropolitana i dipendenti della Tube abbiano utilizzato le segnalazioni su twitter degli utenti per fornire aggiornamenti sui disagi. Il problema è stato che le informazioni e le difficoltà degli utenti durante lo sciopero della metropolitana erano troppo veloci come cambiamenti e quindi la mappa divenne inutile. Tutto questo lo potete fare solo con un iPhone.

Tutto questo, in alternativa, l’avremmo potuto fare con un giornalista-collaboratore al desk che avrebbe potuto caricare online foto, gestire commenti e twittare online. Altre possibilità per iPhone sono le app audio e video come Vericorder, VC Audio Net, Audio Boo.

Nel recente caso delle rivolte egiziane i giornalisti caricavano brevi informazioni su Twitter, si organizzavano e condividevano immagini e video online in real time. Se il segnale 3G lo consente si potrebbe anche uploadare direttamente online i video sul web (app: Ustream, Qik)

Ma le opportunità per i giornalisti non riguardano solo i callulari. Anche le macchine fotografiche si stano aggiornando: sono disponibili sul mercato macchine digitali che si collega no al wi-fi attraverso le schede Sd o direttamente sui siti web. Macchine fotografiche digitali compatte con integrato il wi-fi. La sony sta elaborando il wi-fi anche su macchine più complesse.

Alcune macchine fotografiche stanno includendo il Gps, in modo da rendere disponibile immediatamente la localizzazione di uno scatto fotografico. Info utile per quando non si conosce ch iha scattato la foto.

Poi ci sono i tablet, che hanno due macchine fotografiche che permettono quindi di fare più cose come l’iPad più recente, Samsung che usa Android e Blackberry.

A volte però si vuole semplicemente mandare il vostro articolo: non dimenticatevi che esiste la posta elettronica! Poi c’è l’app di wordpress e le app di liveblogging (Scribblelive.com).

Ma cosa succede quando internet non c’è? Come è successo recentemente in Egitto quando il regime ha chiuso tutti i collegamenti internet? Le persone in quel caso sono tornate ad usare i telefoni: Google aveva appena lanciato Speak to Tweet. Un programma dove si può inserire messaggi da cellulare con il proprio numero e Google lo manda automaticamente online su Twitter.

Insomma, grazie a tutte queste app, il giornalista diventa un flusso no-stop di informazioni tra l’evento e l’utente.

Alessandro Ingegno