Tutti i segreti del Social Media Journalism

All’interno dell’affollatissima Sala Perugino dell’Hotel Brufani si è svolta, nella mattinata dell’ultimo giorno del Festival Internazionale del Giornalismo, il ‘doppio workshop’ volto a scoprire come lavorare in un contesto, come quello dei Social Media, dove l'informazione è fluida, multiforme e scorre velocemente.
Per affrontare al meglio il topic si sono alternati Barbara Sgarzi, giornalista e scrittrice che ha usato come riferimento il suo ultimo libro “Social Media Journalism: strategie e strumenti per creatori di contenuti e news” e Alberto Puliafito, direttore Blogo, autore di “DCM. Dal giornalismo al digital content management”.
Come muoversi sui Social Media? Gli step da seguire sono principalmente sei spiega Barbara:
“Innanzitutto è necessario imparare un metodo che sia essenzialmente un metodo di lavoro, una guida che permetta di adeguarsi al continuo evolversi delle singole piattaforme; in secondo luogo è di fondamentale importanza scegliere dove stare ed esserci davvero al meglio: non possiamo essere d’ovunque; Riflettere prima di condividere: fino a poco tempo fa si assisteva a condivisioni davvero imbarazzanti di persone che non capivano di essere davvero su una piattaforma visibile istantaneamente in tutto il mondo; Anche saper programmare l’ossatura della piattaforma che si intende utilizzare è essenziale: non è possibile infatti passare tutta la giornata ad aggiornare continuamente i nostri social; Il quinto step è monitorare: controlliamo e analizziamo la nostra reputazione online, ‘googliamoci’, mettiamo un avviso che ci permette di vedere quando viene cercato il proprio nome e cognome;  infine bisogna fare ‘Content Curation’, ossia quell’attività che ha l’obiettivo di cercare e selezionare in rete tutta una serie di contenuti di qualità inerenti il tema di interesse di modo tale da poterli rendere fruibili in modo veloce, semplice e immediato all’utente”.
Dopo aver fatto una serie di esempi di ‘Fake News’ e di bufale online Barbara conclude: “I giornalisti devono ‘intervistare’ il contenuto di cui si tratta come fosse una persona”. È necessario quindi porsi domande come: Ciò di cui sto trattando è in linea con gli altri contenuti che ho trattato e condiviso? Cosa so realmente di questo fatto? Chi è la fonte e quali connessioni ha con il fatto e il luogo in cui si è verificato? I dettagli sono coerenti?
La seconda parte del Workshop viene affrontata da Alberto Puliafito che fa riflettere il pubblico sulle milioni di possibilità che le varie piattaforme Social danno all’utente, ad esempio al giornalista, di incrementare con strategie efficaci le proprie piattaforme digitali.
“In quanto a numeri Facebook è un campione nel farci sentire incredibilmente gratificati: si pubblica, infatti, generalmente per ricevere like ma un recente studio mostra che ci sono un numero elevatissimo di persone che condividono pezzi su Facebook senza neanche averli letti”. È importante quindi capire qual è il range di pubblico interessato ai contenuti che postiamo. Alberto fa l’esempio di un progetto che sta curando attraverso un ‘piano editoriale’ ed un ‘piano Facebook’: la pagina di Barbara Gulienetti, volto di Real Time. Alberto mostra al pubblico quali sono gli aspetti nello sviluppo di una pagina che Facebook permette di misurare: scoprire qual è la percentuale delle persone che hanno realmente completato la visione di un video oppure la percentuale di quelli a cui la pagina è apparsa sulla home e quella di chi invece ha cliccato sul link perché realmente interessato ad esplorarne i contenuti.
È possibile, inoltre, l’ ‘Audience Insights’, ossia mostrare al gestore della pagine qual è la fascia di età dell’utente che esplora e condivide i post creati, permettendo quindi di adeguare i nuovi contenuti rispetto al tipo di pubblico interessato.  “Questo non vuol dire farsi dettare la linea editoriale dal tuo pubblico, vuol dire conoscerlo” afferma Puliafito “l’obiettivo rimane sempre quello di creare relazioni reali con il pubblico con cui si interagisce e per cui si lavora. “Engagement” è la parola chiave: coinvolgere il pubblico. Quindi quando si progetta un piano editoriale si pensa anche al tono di voce che il creatore della pagina vuole veicolare.
Conclude parlando del crowdfunding, della monetizzazione, un altro aspetto che sta alla base della gestione delle pagine sulle piattaforme digitali. Ci si basa sulle 5 F: ”I primi a finanziarti saranno i tuoi Familiari poi gli amici (Friends), i Followers, i Fan che iniziano a delinearsi ed infine il massimo livelle si raggiunge con il Foolish, il grande finanziatore che decide di appoggiarti economicamente“.

Virginia Morini