Centro Servizi G. Alessi, 11.30
Le breaking news e le dichiarazioni? Si cinguettano. Ormai giornalisti, politici e VIP fanno tutto con un tweet. Quale sarà il futuro per le agenzie di stampa? E quali saranno le opportunità e quali i rischi per il giornalista attivo sul social network?
Questi sono stati i temi del panel “Twitter e Giornalismo personale: lo scenario italiano”. Hanno partecipato all’incontro, tenutosi durante la prima giornata del Fesrival Internazionale del Giornalismo al Centro Servizi Alessi, Fabrizio Goria, de Linkiesta; Andrea Iannuzzi, direttore AGL; Dennis Redmont, giornalista e scrittore. A moderare il dibattito Mauro Turcatti, di Edelman.
Tanti sono gli aspetti che confermano il trend del social che potrebbe prendere il posto delle agenzie di stampa: i giornalisti firmano i loro articoli inserendo il loro account, la propria pagina del social appare tra i primi posti dei risultati organici di Google e il tweet arriva sempre più spesso prima del lancio di agenzia.
Presentati subito i dati di una ricerca condotta da Edelman, agenzia di comunicazione internazionale, sull’uso di twitter su un campione di 2000 giornalisti iscritti:
- Il target è composto per il 70% da uomini e il restante 30% da donne;
- L’italiano è la lingua prevalente. L’86% dei giornalisti del campione twitta in italiano, solo 1 su 6 invece scrive in inglese;
- Gli account verificati sono una rarità;
- Il 40% degli account non rimanda a link Url. Tra questi il 45% inserisce il link di una pagina personale; il 24% , meno evoluto nell’attività di personal branding, rimanda alla rubrica in cui scrive; il restante 5% al profilo su Facebook e il 6% è composto dai direttori dei giornali.
- Il maggiore sbarco c’è stato due anni fa per l’effetto “De Bortoli – Fiorello”;
- La frequenza per il 75% si attesta a cinque tweet al giorno. Solo 1 giornalista su 5 è un super user;
“Twitter è un luogo, non uno strumento”, così Fabrizio Goria, ha spiegato l’uso che fa del social. “Twitto in inglese da marzo 2011. Ho iniziato cercando notizie sul terremoto in Giappone. Nel mercato finanziario se lanci un tweet sbagliato compi un reato”.
Anche per Andrea Iannuzzi twitter non è autosufficiente. “ I singoli giornalisti hanno la libertà di twittare notizie o presunte notizie non verificate, prima delle agenzie, perché quest’ultima deve fare verifiche che il singolo giornalista può non fare, con un basso rischio di brutta figura”. Ed ha precisato che non sempre è funzionale arrivare primi: “Il concetto di concorrenza, con la rete, deve cambiare a vantaggio della collaborazione, per avere una informazione migliore. Non c’è motivo per farsi la guerra, consapevole che non sia un concetto diffuso. L’utente consulta più fonti. Non si ricorda nessuno chi ha twittato per primo. Vale di più la fiducia. Nel metodo di lavoro le notizie mi arrivano su Twitter e poi guardo le agenzie per trovare conferme”.
Dennis Redmont invece ha iniziato da poco: “Ho 116 follower, ho aperto il profilo solo qualche mese fa. Il mix dipende da ciò che fai".
Infine sono stati identificati virtù e vizi del social. Sei sono le virtù: breaking news; fonti; i fact checking; i testimoni di un evento attraverso twitter e la facilità con la quale si distribuiscono contenuti.
Sette i vizi “capitali” del social: superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira ed infine accidia.
Ma secondo voi “Twitter ucciderà le agenzie di stampa?” Partecipate al sondaggio e rispondete su @giornalisti_ita. Avete tempo fino a domenica.
Irene Macaione