Hotel Brufani, ore 11.00
Social network, aggregatori di notizie e nuove piattaforme di condivisione dei contenuti rappresentano strumenti estremamente flessibili ed efficaci per il giornalismo. L'uso di nuove tecnologie però, insieme alla diffusione dei contenuti digitali, apre delicate questioni in materia di proprietà intellettuale.
Il workshop tenuto da Matto Jori, dell'Università degli Studi di Milano, ha approfondito il tema del rapporto tra giornalismo online e diritto d’autore, ponendo l'accento sui limiti connessi all’uso e al riuso dei contenuti digitali.
A proposito della definizione di giornalismo digitale, si tende spesso a fare riferimento agli strumenti utilizzati nell'attività giornalistica in qualità di nuove tecnologie, come nuovi sistemi digitali di elaborazione di immagini e testi. E' necessario però, individuare nei contenuti l'elemento determinante di questo tipo di giornalismo. L'utilizzo delle nuove tecnologie ha permesso lo sviluppo di un giornalismo diverso, che si allontana da quello tradizionale: un giornalismo che ruota attorno ai contenuti, ma anche, e soprattutto, a multimedia, ipertestualità e interattività.
Per quanto riguarda il riuso dei contenuti, il dibattito si è aperto solo pochi anni fa.
Il concetto di riuso è strettamente connesso con le caratteristiche proprie del giornalismo digitale, e apre nuovi dubbi e problemi a livello normativo.
Oggi per esempio ci troviamo davanti continuamente a episodi di smaterializzazione: come una foto che diventa un file. Tale smaterializzazione ha modificato sia l'editing dei contenuti, che la loro diffusione, dando vita però ad un problema nuovo: il rapporto tra sviluppo tecnologico e contesto normativo molto spesso non vanno di pari passo.
Questo significa che ciò che la tecnologia ci permette di fare, spesso non è consentito dalla legge. Il riuso dei contenuti digitali vede come protagoniste tre diverse situazioni comuni: il riuso di contenuti realizzati da altri, il mash up dei contenuti con limiti annessi, e i profili giuridici.
La disciplina sul Diritto d'autore (o copyright) nasce dal concetto di diritto di copia, ma ormai non ha più senso parlare di contenuti copiati; infatti, se produco mille diverse copie di una fotografia, come farò a riconoscere quella originale?
Quando scatto una foto o scrivo un racconto, in automatico divento il titolare del diritto d'autore, diritto che ha la funzione di tutelare completamente l'autore.
Un effetto collaterale della disciplina di questo diritto, è che la stragrande maggioranza di opere autorali disponibili in rete oggi non sono liberamente riutilizzabili. Il problema si può risolvere in due modi: o ricevendo l'autorizzazione direttamente da parte dell'autore per riutilizzare il contenuto, oppure ricevere l'autorizzazione attraverso un sistema di licenza, senza la quale tutti i diritti sono riservati.
La normativa italiana sul diritto di autore conosce la dipartizione tra diritti riservati e relativi al riuso; la facoltà di riuso di un contenuto va infatti sempre intesa entro questi due limiti. Le possibilità sono quindi circoscritte a termini di licenza o a eccezioni relative ai diritti esclusivi. Tali eccezioni riguardano l'articolo 65 e l'articolo 97 del Diritto d'autore: il primo consente di riprodurre integralmente gli articoli di attualità, in presenza della citazione della fonte, mentre il secondo, che riguarda il fotogiornalismo, consente di pubblicare fotografie di persone senza autorizzazione in alcuni casi, per esempio se note.
Giulia Mengolini