Viva il Re! Giorgio Napolitano, il presidente che trovò una repubblica e ne fece una monarchia

Perugia, 2 maggio.
Pioggia, nebbia e una fredda notte di maggio non hanno fermato il caldo pubblico che anche stavolta ha riempito il Teatro Morlacchi di Perugia. La folla applaude prima dell'arrivo del tanto atteso ospite della serata, il vicedirettore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, che ritarda di dodici minuti.
Il suo monologo, durato un'ora e mezza, ha analizzato la situazione dell'informazione e della stampa italiana dell'ultimo ventennio. Se prima i giornalisti erano soliti contrastare e dubitare del potere, ora si sono totalmente inginocchiati ad esso.
"Da un po' di tempo a questa parte la stampa italiana si rivolge al Capo dello Stato come un sovrano assoluto per infusione soprannaturale e quindi infallibile, addirittura ineffabile: chiunque in Parlamento osi citare il nome di Giorgio Napolitano viene subito fulminato - dice Travaglio, tenendo fra le mani il suo libro, - Questo fenomeno non esiste in nessuna democrazia."
Secondo il vicedirettore de Il Fatto Quotidiano, la vera colpa di Napolitano è l'essere rimasto alla presidenza della repubblica e il non aver permesso un ricambio presidenziale ritenuto necessario dall'attuale situazione politica. "Prima delle sue dimissioni passeranno almeno sei anni e nel frattempo non ci sarà più nemmeno Papa Francesco - continua il vicedirettore - L'Italia  si è trasformata in una monarchia assoluta nella quale c'è un Re Sole piuttosto attempato, il presidente più anziano del mondo non solo anagraficamente ma anche politicamente."
Secondo una recente notizia uscita sui giornali, Napolitano stabilirebbe un nuovo record, quello della longevità. Ma la cosa più preoccupante non è la sua permanenza alla Presidenza, che forse si poteva evitare se solo Rodotà ce l'avesse fatta, ma la mancanza assoluta di critiche nei suoi confronti. Chiunque si sia azzardato a criticarlo è sempre stato guardato con sospetto: il giudizio critico è scomparso anche all'interno delle redazioni giornalistiche.
Il lungo incontro con Travaglio è continuato con un breve excursus sulla rielezione del presidente Napolitano, avvenuta l'anno scorso. "Per mesi molti giornalisti e politici hanno chiesto a Napolitano di candidarsi, il quale spesso rispondeva duramente - spiega Marco - Ma vista la situazione di emergenza e dato che per due giorni consecutivi si assistette ad una fumata nera, i partiti lo pregarono di rimanere."
Eppure l'elezione del presidente Scalfaro, avvenuta dopo giorni e giorni di nulla di fatto a causa del tormentato periodo nel quale ci si trovava (erano appena accaduti i tragici avvenimenti di Capaci), non causò una situazione d'allarme, cosa che invece avvenne nello scorso anno. "L'emergenza era causata dalla presenza di Rodotà e bisognava impedire che un cultore della Costituzione, un uomo libero e non condizionabile, salisse alla Presidenza", dice Travaglio.
Una serie di stralci di articoli tratti da vari giornali italiani hanno scatenato le risa del pubblico e dello stesso Marco Travaglio, che ha messo alla berlina il giornalismo attuale, resosi schiavo del potere.
"Chi ha vissuto nel periodo degli anni ottanta ha avuto la fortuna di conoscere la vera informazione. Ho ancora la bella abitudine di leggere i giornali cartacei e di ritagliare gli articoli migliori: oggi mi rendo conto che ritaglio ben poco, ma l'unica cartellina che continuo ad aggiornare è quella dei giornalisti leccaculi", conclude Travaglio, meritevole di un interminabile applauso.

Federica Raccuglia