Questa settimana in RoundUp: i nuovi profili pubblici di Instagram, che ne fanno un vero e proprio social network in grado di competere con Twitter; la nuova natura «visuale» del web, che dovrebbe portare - secondo Business Insider, a un ruolo sempre più importante per i fotografi all'interno delle redazioni; le elezioni americane e la condivisione di immagini come testimonianza e partecipazione attiva; la foto più ritwittata della storia, l'abbraccio tra Michelle e Barack Obama; e infine, il racconto della serata elettorale nelle innovazioni editoriali di Guardian, New York Times, Washington Post, NPR, Al Jazeera, con attenzione particolare alla veste grafica e all'uso di immagini per raccontare eventi e semplificare dati complessi.
L’ascesa e i segreti di Instagram
Nel panorama ormai stabile del social networking, che vede da tempo l'intangibile supremazia di Facebook e Twitter, c'è un social che continua a conquistare 'fette' d'utenza e comincia ad esser preferito agli altri per il racconto in diretta degli eventi, sia esso la pubblicazione di un'immagine o la cura redazionale dei contenuti prodotti dagli utenti: si tratta di Instagram, la piattaforma di condivisione e 'filtraggio' di foto via mobile che in settimana ha introdotto i profili pubblici web based iniziando così a giocare da social network vero e proprio, e non solo da applicazione per elaborazioni fotografiche da caricare da smartphone e rilanciare su altre piattaforme. La company, di recente rilevata proprio da Facebook per un miliardo di dollari, è in fortissima crescita: ha appena raggiunto i 100 mila iscritti, ha superato Twitter per numero di utenti unici e promette di essere competitiva in fatto di news streaming coi propri concorrenti, che infatti - come Twitter - si stanno attrezzando.
Sempre più spesso Instagram è il primo passaggio che gli utenti percorrono prima di rendere pubblico un qualsiasi tipo di evento. Un caso su tutti, l'arrivo dell'uragano Sandy sulla costa orientale degli Stati Uniti: un flusso di 10 foto al secondo e 800 mila immagini totali pubblicate con hashtag #sandy che giustifica la reazione del CEO Kevin Systrom: «L'evento catturato da Instagram più grande che abbia mai avuto luogo». E che ha portato Sara Lacy su PandoDaily a chiedersi se la cosa potesse rappresentare uno dei più grandi fenomeni di citizen journalism mai esistiti: disastri naturali e tragedie, secondo l’autrice, starebbero infatti aiutando piattaforme come Instagram a guadagnare rispetto e a competere con la velocità di Twitter.
Capire cosa rende forte, attraente e altamente competitivo questo social network è piuttosto semplice, se si analizza il fenomeno a partire dalla sua ‘vocazione’ naturale: la supremazia dell'immagine. La connotazione propriamente visuale dei suoi contenuti, infatti, combacia perfettamente coi metodi di consultazione oggi prevalenti delle notizie in rete, dove il valore simbolico di una foto, a dati strumenti (schermi piccoli) e contesti (da consultare ovunque, spesso non facendone attività principale) fa si che il messaggio evocato dall'immagine catturata, e poi filtrata e 'raccontata' dai diversi effetti applicabili, facciano dell'evento una notizia già quasi confezionata e pronta per il consumo, gradevole alla vista e facile da condividere su tutte le altre piattaforme social.
Ma non basta: a sedurre l'utente sarebbe, ovviamente, anche la possibilità di produrre contenuti in maniera autonoma, giungendo a risultati spesso esteticamente accettabili anche in assenza di professionalità settoriali. «Ovviamente le immagini sono il modo migliore per raccontare storie - continua Lacy - e tutta l'essenza di Instagram sta proprio nel far sentire le persone dei fotografi migliori». D'altronde, aggiungeva Sonderman su Poynter nell'aprile scorso in una guida a Instagram per giornalisti, è facile capire perché in milioni si appassionino a questo strumento: «Le sue tool per fotocamera e i filtri danno alle foto di dilettanti e amatori un taglio elegante, espressivo. E, cosa più importante, le dinamiche social permettono all'utente di essere premiato con apprezzamenti e serendipity».
Il futuro delle redazioni in mano ai fotografi
Una piattaforma sulla quale «condividere esperienze» ovunque esse si trovino attraverso uno strumento tagliato principalmente - se non esclusivamente - per il mondo mobile. D'altra parte, col crescere della diffusione di smartphone e tablet, il web starebbe diventando, col tempo, sempre «più visuale» - precisa Alyson Shontell su Business Insider: non sarebbe infatti Instagram a trascinare questa predilezione per il racconto visivo, quanto piuttosto l'uso che della rete si fa attraverso questi nuovi strumenti portatili. Spingendo a prediligere il formato grafico a quello testuale. Non è un caso, viene fatto notare, che gli articoli più letti sull'uragano Sandy fossero proprio quelli contenenti immagini di devastazioni e allagamenti, perché «people wanted to see the news, not read it».
Per suffragare la tesi Shontell riporta un paio di casi piuttosto eloquenti: uno degli articoli più letti dell'anno, per esempio, è stato il famigerato «21 immagini che ti ridaranno fede nell'umanità» di BuzzFeed di cui abbiamo già parlato, un vero e proprio mostro per condivisioni e contatti unici. Ma non solo: analizzando le metriche dello stesso Business Insider, l'autrice segnala come l'articolo con più traffico relativo all'uragano fosse proprio «Foto incredibili dei danni dell'uragano a New York»: 3,34 milioni di visite, a testimoniare come il vero polo d’attrazione online, probabilmente, non sia necessariamente il paffuto gattino o il cerbiatto che scivola dalla rupe, ma il fatto che esistano delle foto che documentano cose altamente evocative in grado di raccontare in maniera semplice un dato evento.
«Una grande foto fa lo stesso traffico di dieci pezzi ben scritti: sono facili da consultare e spesso ci vuole meno tempo per produrle». Da qui la tesi dell'intero articolo di BI: il peso dei fotografi, in redazione, diventerà sempre maggiore. «I siti di news hanno ancora bisogno di un po' di buone penne per generare dibattiti interessanti e lucide analisi. Ma i fotografi saranno quelli che gli scrittori dovranno ringraziare per i loro stipendi». È una delle conseguenze della prospettiva mobile first: «Se la penna batte la spada, la camera batte la penna», sintetizza Siegler di TechCrunch.
L’immagine come testimonianza e le elezioni americane
Ma non solo news: le immagini anche come testimonianza, come segnale della propria partecipazione. E così non pochi, sfidando persino l'illegalità, hanno deciso nei giorni scorsi - durante le elezioni americane - di fotografare e poi caricare su Instagram la propria scheda elettorale, o di immortalare le file ai seggi in una sorta di corrispettivo digitale dello sticker «I voted» - fa notare John Paul Titlow su ReadWrite. È ancora il potere dell'immagine a restituire il quadro di una presenza elettorale molto più partecipata del solito, rilanciata coi filtri vintage di Instagram e poi raccolta da testate come il New York Times che ha deciso di costruire un'apposita piattaforma simil-Storify, Instagramming the Election, nella quale aggregare le immagini più rappresentative della giornata degli utenti-elettori.
Un grande racconto, sotto forma di mosaico, del Paese che partecipa e si mette in fila, quasi a rievocare i filmati e le immagini pubblicate in quei luoghi, come Tunisia e Egitto, nei quali il momento del suffragio è stato negato per anni e lo si è voluto immortalare e restituire alla storia - altri contesti ma stessa fiducia nella forza delle istantanee. Di certo una novità: il panorama, rispetto al 2008, è del tutto diverso: «L'ultima volta che abbiamo votato per le presidenziali - continua Titlow - l'iPhone aveva solo un anno di vita, Android era appena nata e non esistevano cose come l'iPad. Instagram sarebbe stato lanciato solo due anni dopo».
Oggi invece - continua - dopo soli quattro anni assistiamo a lavori di curation come quelli del New York Times, un giornale di 161 anni che in quelle ore raccoglieva e filtrava le foto più belle sulle elezioni trovate su un social network che fino a un pugno di mesi fa neppure esisteva. «La prova non della crescita di Instagram, ma della sua legittimazione».
La foto più ritwittata della storia
D'altro canto le immagini parlano prima, e per dirla in modo assai banale ma altrettanto veritiero, sono in grado di comunicare istintivamente a qualsiasi latitudine senza differenze linguistiche o culturali. E sono, più semplicemente, il contenuto più condiviso dopo un qualsiasi evento, specie uno della portata delle elezioni americane. È con queste premesse, e una fortissima carica emotiva preesistente, che il tweet lanciato dal profilo Twitter di Barack Obama martedì notte è diventato lo status più ritwittato di tutta la storia - nonché la foto con più like su Facebook di tutti i tempi.
Un concetto semplice: a cose fatte, e elezioni vinte, lo staff di Obama ha deciso di rilanciare il «Four more years» che ha accompagnato la riconferma del presidente nelle ultime mosse della campagna elettorale, allegando però una foto catturata quest'estate nella quale la coppia presidenziale è 'sorpresa' in un abbraccio che sembra essere liberatorio e festante. Una costruzione capace di stimolare un forte legame emotivo con l'utente, ancora travolto dall'adrenalinica notte elettorale: «Lo staff ha compreso vicinanza dalla competizione e potenza dell'immagine», per dirla con Kenny Irby, Senior Faculty, Visual Journalism and Diversity and Director of Community Relations di Poynter.
Un abbraccio 'in differita' in grado di valicare i margini temporali: «In milioni hanno badato solo all'unità della coppia, e la vittoria vi si correlava». La cattura di un istante dal simbolismo piuttosto evidente - fanno notare su Forbes: non ci sono giorni bui davanti, specie se si resta uniti. Un unione di messaggio, simbolo, storytelling, intimità, ricontestualizzazione e invasione dell'attualità che spiegano - per citare il titolo del post su Poynter - perché si tratta della foto più ritwittata di sempre.
Il racconto grafico delle elezioni US
Ma così come le foto semplificano il messaggio politico, altri modelli di assunzione ‘grafica’ delle notizie aiutano a decodificare e digerire meglio informazioni più complesse. E le recenti elezioni americane ne sono state un esempio evidente. Il racconto delle urne è infatti passato anche attraverso delle sperimentazioni stilistiche piuttosto apprezzabili, un modo uovo per «illustrare le elezioni» e catturare l'attenzione dei lettori - ormai disaffezionati ai vecchi media e poco inclini ad approfondire le letture: prima fra tutte l'innovativa e molto apprezzata graphic novel elaborata dal Guardian, la storia in breve dei quattro anni che hanno portato al confronto fra Romney e il presidente in carica, raccontata attraverso un’animazione a fumetti da ‘scrollare’.
O ancora il racconto delle elezioni illustrato in diretta da Wendy McNaughton per NPR, o la già citata pagina stile Storify del New York Times, la copertura interattiva di Al Jazeera, il muro di immagini della timeline del Washington Post, oppure, ancora dal Times, la suggestiva infografica interattiva con le diverse possibilità sull'esito elettorale, determinato da matrici e combinazioni date dall’esito del voto negli swing state.
Senza dimenticare la vecchia carta, che ha riempito le edicole di scatti suggestivi e pose epiche, quasi a voler rincorrere i media digitali su quello che è ormai il loro terreno dominante. In sostanza, declinare con forme e colori appetibili una mole di dati particolarmente complessa, storie dalla difficile comprensione, o semplicemente eventi che i lettori non hanno più voglia o tempo di leggere, facendo ricorso al potere evocativo dell'immagine. Ed eventi come le elezioni, specie negli Stati Uniti, sembrano essere il terreno ideale per le più diverse sperimentazioni editoriali.