Mentre l'Italia è fra i primi cinque Paesi al mondo per numero di opere creative rilasciate sotto CC online, l'industria tradizionale pare non volersene accorgere. Oltre a creare più traffico online, consentire al pubblico di ripubblicare un articolo (obbligando comunque a citare fonte e sito di provenienza) significa dare nuova vita al contenuto originario e innescare discussioni con ovvio ritorno di immagine. Eppure, soprattutto nell'ambito giornalistico ed editoriale, tali licenze non vengono considerate come risorse a lunga scadenza, utili per contribuire a superare l'attuale crisi economica. Trattasi di semplice pigrizia mentale, mancanza di strategie o anacronistico attaccamento al diritto d'autore in senso iper-restrittivo? E quali gli strumenti migliori, nell'odierna era digitale, per garantire la diffusione della cultura e la tutela degli autori stessi?
Simone Aliprandi Copyleft-Italia
Giovanni Boccia-Artieri Università di Pesaro-Urbino
Arturo Di Corinto giornalista e scrittore
Manlio Mallia SIAE
Vanni Santoni Scrittura industriale collettiva