Da qualche mese lo Stato Islamico, o ISIS, sta minacciando il mondo con la sua violenza e i suoi piani di conquista. Dopo aver sottomesso buona parte di Siria e Iraq e aver dichiarato nel giugno scorso l’istituzione di un Califfato ordinato secondo i dettami della Sharia, l’organizzazione guidata da Abu Bakr Al Baghdadi si è distinta per un approccio “mediatico” diverso rispetto ad altre sigle terroristiche: si serve infatti di una rete di simpatizzanti e militanti online abbastanza rodata, sfrutta le piattaforme Internet più utilizzate (YouTube, Facebook, Twitter), e ha allestito una macchina propagandistica tanto sofisticata da portare media e osservatori occidentali a interrogarsi sui suoi meccanismi e sui propri limiti etici. Ma davvero siamo al cospetto di quella che il New York Times ha già definito “Jihad online 3.0”? Come funzionano i suoi messaggi? E come comportarsi quando l’orrore finisce negli stessi luoghi online che siamo abituati ad abitare tranquillamente da anni? Se ne parlerà a #ijf15 nel panel “ISIS, dentro l’esercito del terrore: tra social media e Dio”, con Fabio Chiusi, giornalista e scrittore, Eugenio Dacrema, ricercatore ISPI, Marta Serafini del Corriere della Sera e Hassan Hassan, analista e autore del libro ISIS. Inside the army of terror.