Prime lezioni dal Journalism Innovation Project: come innovare sotto pressione ed evitare la "Shiny Objects Syndrome".

Il  panel segnerà la pubblicazione del secondo rapporto sul Journalism Innovation Project dell'Istituto Reuters (Università di Oxford). Il rapporto esamina tre redazioni internazionali - Rappler nelle Filippine, il Daily Maverick in Sud Africa e The Quint in India - mentre lavorano per dimostrare che il giornalismo fieramente indipendente può trovare un pubblico fedele e modelli di business sostenibili, anche quando si confrontano con minacce esterne.

Ognuna di queste testate non sta solo superando i confini dei modelli economici e la pratica del giornalismo attraverso coperture centrate sul pubblico e storytelling creativo che va ben oltre il suo peso in termini di impatto, ma sono state anche costrette a rispondere in modo innovativo a gravi minacce esterne. Si sono trovate nei siti di campagne di disinformazione orchestrate attraverso politici influenti, sono state prese di mira con querele temerarie pensate per ammorbidire le redazioni - Maria Ressa, Persona dell'Anno per il Time e CEO di Rappler, chiama questa prassi "l'armamentario del sistema legale" - e operano in fragili democrazie in cui la sicurezza dei giornalisti è una delle maggiori preoccupazioni.

Al cuore di queste redazioni c'è l'impegno per un giornalismo di pubblico interesse. Le loro risposte innovative alle minacce alla libertà di stampa e le conseguenze involontarie della trasformazione digitale forniscono ispirazione e guida a giornalisti ed editori a livello internazionale.

Julie Posetti ha recentemente trascorso un mese in queste redazioni per il Journalism Innovation Project, e presenterà le sue scoperte durante il panel. Sarà affiancata dall'editore esecutivo e CEO di Rappler Maria Ressa, dal CEO di The Quint Ritu Kapur, insieme ad Aron Pilhoffer della Temple University. Tutti e tre compaiono nel primo rapporto del  Journalism Innovation Project curato da Posetti, rapporto che ha evidenziato il bisogno di contrastare la "sindrome per le cose brillanti" del Journalism Innovation Project che ha evidenziato la necessità di combattere la "Shiny Objects Syndrome" e di sviluppare modelli per supportare un'innovazione sostenibile del giornalismo.

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