Social, data science, mobile e digital video: benvenuti nell’era del publisher

Questa settimana in RoundUp: BuzzFeed istituisce e riscrive il ruolo di publisher, e la notizia è più rilevante di quanto pensiate; Ebola Deeply vuole aggregare news e fare pulizia nel disordine mediatico sul contagio (sul quale la BBC comincerà ad aggiornare via WhatsApp); offrirsi al lettore con servizi diversi - che siano fisici o digitali.

di Vincenzo Marino

Un nuovo tipo di publisher (e di giornalismo)

«I principali competitor del giornalismo sono cose che non sembrano nemmeno giornalismo», scriveva qualche giorno fa Mathew Ingram. In settembre Christine Lagorio-Chafkin ha firmato un articolo su Inc. Magazine dal titolo «Meet BuzzFeed’s Secret Weapon»: quell’arma segreta era Dao Nguyen, 40enne, dipendente del sito col titolo di «vice president of growth and data». Il post la presentava come una delle ragioni per le quali la testata era riuscita a quintuplicare il proprio traffico in due anni (da 28 a 150 milioni di visite uniche mensili) grazie a un lavoro di interpretazione dei dati che il sistema del sito colleziona - in parole povere, tradurre le preferenze e le informazioni accessibili degli utenti in contenuti e strategie social. Questa settimana Nguyen è stata promossa a «publisher», e la notizia, come fa notare Peter Kafka su ReCode, non è tanto l’avanzamento professionale di un singolo ma il nome, il ruolo e le competenze attribuite alla carica stessa. Per publisher (traducibile come “editore”), precisa il CEO DI BuzzFeed Jonah Peretti in un memo interno, non sarebbe infatti da intendere l’accezione classica (molto diversa «da quello dei Sulzberger al New York Times»): si tratta di «un nuovo tipo di publisher - spiega - che guiderà la pubblicazione per il social web nel senso più moderno del termine, laddove contano data science, CMS, tecnologia e comprensione dei social network, del mobile e del digital video».

Perché è così importante sottolineare l’avanzamento di carriera di un giornalista (per un sito, peraltro, tanto letto quanto criticato e imitato)? Perché, come spiega sempre Mathew Ingram su Gigaom, «dice molto su come il sito guarda ai media». Non bastasse il riconoscimento professionale per una donna (di origini asiatiche) a capo di un centinaio di persone in un mondo di “maschi bianchi” (il tema della questione di genere è sempre - e giustamente - molto dibattuto nell’universo dei media, e questa settimana è divampato con il complicatissimo caso #gamergate), il ruolo che Nguyen andrà a ricoprire è l’esempio di come il sito intenda tutto il processo editoriale, di come funziona il loro approccio col lettore e al giornalismo, e di quali capacità siano effettivamente necessarie nell’editoria digitale per pensare a un’evoluzione sia per il singolo lavoratore che per l’intero gruppo editoriale in termini commerciali e editoriali. “Head of platform” o “head of product” sono titoli piuttosto simili a quello del “publisher” inteso da Peretti, in sostanza, ma non basta (e a proposito di piattaforma, da leggere la storia del CMS sperimentale del Washington Post, che ha rivoluzionato la produzione editoriale del sito): si tratta della gestione simultanea di contenuto, piattaforma e dati, gestita da una sola persona con un titolo generalmente affidato a membri esecutivi - qualcuno con un background economico-finanziario, non un esperto in social data. E non a caso, dato che Ingram considera quella della lettura dei dati e delle tendenze social «una capacità cruciale nell’economia dei media al giorno d’oggi».

A Londra, intanto, BuzzFeed sta creando un team di specialisti che si dedicherà esclusivamente alla ricerca di «modi nuovi di raccontare storie e coinvolgere i lettori», si legge su Journalism.co.uk.

Ebola Deeply e gli aggiornamenti via WhatsApp

Per mesi Syria Deeply ha aggregato informazioni sulla crisi siriana, su una piattaforma ad hoc e su Twitter. Ebola Deeply vuole fare altrettanto. «La questione ebola è sulla bocca di tutti, ma anche poco compresa» spiega Lara Setrakian a Rebecca Greenfield su FastCompany: Setrakian è la giornalista dietro News Deeply, la ‘collana’ di siti monotematici che cerca un «transmedia narrative approach» nel raccontare le notizie, approfondire i temi. Si tratta di una piattaforma che aggrega informazioni provenienti da altri siti e contenuti originali: Ebola Deeply ospiterà circa il 25% di produzioni inedite, garantite da 34 freelance sparsi per il mondo che scriveranno per il sito aggiornando i lettori solo sul tema ebola. L’idea nasce proprio da come i media tradizionali stanno affrontando la questione (come abbiamo visto, in alcuni casi, in modo particolarmente preoccupante), in un contesto nel quale è difficile «separare contenuti attendibili dalla spazzatura. Ecco come nasce Ebola Deeply»: coprire argomenti con «autorità e chiarezza», per la Siria come per le crisi sanitarie, con contributi più vicini possibile all’oggetto del racconto (il sito è partito con interviste ai presidenti di Liberia e Guinea).

Fin qui le intenzioni, il metodo. Ma come funziona questo progetto? Come fa a stare in piedi? E soprattutto: funziona? Greenfield cerca di dare delle risposte: il sito - che nel 2013 ha vinto l’Excellence in Online Jounalism Award del National Press Foundation - raggiungerebbe il 60% di return rate (ossia la media di persone che, una volta visitato il sito, poi ritornano), e un tempo di permanenza media di otto minuti. Il che vuol dire ‘lettura lunga’, interesse per gli altri contenuti, «più del tempo di permanenza medio sul New York Times, stando ad Alexa», segnala l’autrice. Tuttavia, il sito dichiara di non dipendere dalle metriche che  si usano tradizionalmente per determinare il successo di un progetto, o per offrire i propri spazi agli inserzionisti pubblicitari. La testata infatti si sostiene grazie a una «combinazione di eventi dal vivo, sottoscrizioni e advisory projects». Intanto la BBC ha lanciato un servizio pensato per gli utenti dell’Africa Occidentale che permette di ricevere informazioni sull’epidemia nella regione via Whatsapp (di giornalismo via Whatsapp parlavamo anche qui): tre aggiornamenti al giorno, in inglese e francese, per informare i lettori attraverso l’applicazione per chat più utilizzata in Africa (ne abbiamo parlato nell’ultima edizione del Festival Internazionale del Giornalismo, qui).

Offrirsi al lettore

Raggiungere i lettori, e ricordargli l’esistenza di servizi (giornalistici) sui propri device è la chiave delle ultime innovazioni digitali. Il meccanismo dei messaggi di WhatsApp, o del daily brief di Circa - da poco implementato sulla piattaforma per smartphone diretta da Anthony De Rosa - in fin dei conti non è molto dissimile da quello delle newsletter, un prodotto che in questi mesi è tornato al centro della scena (qui David Carr sul New York Times, che parlava di strumento dato per morto troppo presto), analizzato e rivisto come protagonista di una ‘seconda giovinezza’. Questa settimana ci prova Vox di Ezra Klein: con Vox Sentences l’intenzione è di racchiudere l’essenza stessa del sito (garantire ai lettori le notizie che ritengono essere fondamentali, spiegandole con stile semplice e incisivo) in una mail quotidiana, serale, che aggrega contenuti interni e esterni sui temi principali. «Magari hai avuto una giornata lunga, noi vogliamo darti uno strumento in grado di aggiornarti nel modo più semplice possibile» ha spiegato Klein a Justin Ellis di NiemanLab. Informazioni per chi vuole restare informato ma non ha il tempo «o l’inclinazione per stare su Twitter tutto il giorno».

Di Vox, e gli altri siti di explanatory journalism, abbiamo parlato sin dalla nascita della cosiddetta “bolla” (qui trovate anche una presentazione di Felix Salmon sull’argomento nell’ultima edizione del Festival). In sette mesi, stando a quanto riporta Ellis, Vox.com pare esser cresciuta stabilmente fino a raggiungere 22 milioni di visualizzazioni uniche nel mese di settembre. Ma a Klein sembra non interessare, o almeno dice: «Non m’importa se [Vox Sentence] porta più traffico al sito. M’importa che la gente che lo legge si senta soddisfatta del servizio», continua, promettendo un format sempre diverso per le mail, da inventare volta per volta. L’intenzione di raggiungere il lettore ovunque esso sia (ma anche di analizzare i dati, come abbiamo visto per BuzzFeed) è anche il motore - in un certo senso - della peculiare iniziativa del California Sunday. Si tratta di un nuovo magazine che ha deciso di ‘pagare’ il giornale ai lettori mandandolo a casa gratis: sono stati scelti 400.000 potenziali lettori «demographically appealing» e a questi è stata inviata, nella speranza di convincerli a comprare il nuovo numero di tasca loro - in particolare, spiegano, gente tendenzialmente giovane, che vive nelle aree urbane dello stato più che in periferia, e con un buon rapporto con la tecnologia.